E’ sempre colpa del Lupo?

E’ sempre colpa del lupo ?
Scritto da Angela Simini

Non appena si ritrovano più carcasse del solito di ungulati con evidenti segni di morsicature sulle Colline Toscana, si rinnova l’atavica paura del lupo “ il lupo si è avvicinato all’abitato, è stato reintrodotto, ce ne sono di più”.
Sarà il censimento sui lupi, che si conclude a giorni, a tagliare la testa al toro e a dare i dati esatti della situazione. Intanto, visto che gli articoli comparsi a settembre sulla stampa locale hanno suscitato vivace interesse, ma anche ingiustificati allarmismi, due professionisti che da anni lavorano nel settore animale, la dott. sa Viviana Viviani, laureata in Scienze Naturali e studiosa da 15 anni delle abitudini e degli spostamenti dei lupi, nonché collaboratrice all’Università di Sassari, ed il dr Edoardo Gonzaga, medico veterinario su Collesalvetti da oltre dieci anni, premettono “ Il lupo non è mai stato reintrodotto in Italia”.
Ma la posta in gioco è più alta di quanto non si creda, spiegano i due professionisti, è in gioco l’intero ecosistema delle nostre colline e del nostro patrimonio boschivo. Il sottobosco/bosco, fonte di sopravvivenza per molte specie animali e polmone di aria pulita per tutti noi ( senza contare i funghi o il legno pregiato per le pipe che fornisce) subisce danni a causa di elevate densità di ungulati, soprattutto in corrispondenza di allevamenti di specie spesso non autoctone. E’ a rischio non solo la crescita del nuovo bosco, ma addirittura la regimazione delle acque, a causa di aree in forti pendenze totalmente spoglie, sottoposte a dilavamento eccessivo.
E’ un problema di ordine biologico-ambientale, dovuto all’intervento dell’uomo: aumento della selvaggina associata alla sparizione del sottobosco.
Come si inseriscono in questo contesto la ricomparsa e la supposta reintroduzione del lupo?
“ Il lupo non è mai stato reintrodotto in Italia- smentisce la Viviani- Essendo un carnivoro plastico e opportunista, sopravvive e si riproduce anche in penuria di risorse, cibandosi di tutto quello che trova, anche di spazzatura o di frutta, in quanto animale plastico. Questo spiega la sua forte presenza, notata fin dagli anni ’90, nonostante una caccia spietata nel secolo scorso lo abbia portato quasi all’estinzione. Oggi invece sono cambiate anche le leggi che fino agli anni Settanta lo definivano nocivo, per cui il lupo è tutelato da leggi nazionali e internazionali”
In quale altro modo si può spiegare l’uccisione dei cinghiali o dei caprioli ?

“Non è assolutamente scontato – precisa il dott.Gonzaga- che si possa dedurre la causa della morte osservando una carcassa, magari qualche ora dopo il decesso: basti pensare a tutti gli animali incidentati per strada o deceduti per malattia o vecchiaia, consumati da predatori occasionali quali volpi, uccelli, cinghiali e formiche. I lupi non sbranano, ma uccidono e divorano, non c’è il marchio di fabbrica. Solo dopo aver trovato sulla gola degli animali morti i segni inequivocabili della distanza dei denti canini (ogni carnivoro ha la sua), insieme ad altri numerosi indizi che vanno letti immediatamente sul campo, nello scenario della predazione, solo allora si può incolpare il lupo.

“Non è una novità- aggiunge la Viviani- che il lupo in ambiente mediterraneo azzanni anche il cinghiale, in branco però, e rischia comunque ferite devastanti, che non potrà farsi curare dal veterinario! Perciò predilige quelle prede il cui costo rapporto/benefici sia favorevole: il cinghiale non è tra le più convenienti!”
“A tal proposito -puntualizza Gonzaga – il lupo si nutre di circa 3 kg di carne pro/die ( quando gli va bene) ed in un branco composto da almeno 5 esemplari non si superano i 15kg, per cui non è conveniente rischiare le zanne micidiali di un cinghiale per avere 250 kg. che non servono, quando in un anno un esemplare può aver consumato l’equivalente di due mucche, sempre che abbia mangiato tutti i giorni.
Quanto può essere pericoloso il lupo per l’uomo?
I pericoli per l’abitato nascono principalmente dai cani che fanno branco – si precisa- perché non hanno paura dell’uomo, mentre la fauna selvatica ha paura dell’uomo, lupo compreso.
“Il lupo può attaccare il pollaio?” è stata la più frequente domanda rivolta al veterinario, dopo il grido di allarme.
Il veterinario replica che il lupo gira a largo dal comprensorio dell’uomo, i pollai fanno gola alle volpi, in quanto piccoli cacciatori particolarmente agili . Il lupo come il cane, avendo la forza di sostenere un confronto fisico con esemplari 4 volte il loro peso, preferiscono tutt’altro tipo di cibo”
“Anche le analisi degli escrementi dei lupi, che ho condotto per anni in provincia Pisa e di Livorno – è la prova del nove della Viviani – dimostrano che la prevalenza della loro alimentazione si basa su animali selvatici, e non su quelli domestici di allevamento”.
“Esistono casi di incrocio tra cane e lupo?”
La Viviani risponde che, contrariamente a quanto sostenuto da molti, ad oggi sono praticamente nulli i casi di femmina di cane accoppiatasi col lupo, come del resto sono assai poco numerosi gli esemplari ibridi derivati da femmine di lupo col cane . In parte le risposte si hanno dall’etologia stessa: il cane maschio, una volta che ha “colpito nel segno” torna a casa, mentre il maschio del lupo “più signorile” contribuisce al sostentamento della “famigliola” assieme al resto del branco. E’ difficile che una lupa, accoppiatasi col cane, lontana dal branco, riesca nutrire da sola l’intera cucciolata”
Questo aspetto della vita sociale dei lupi, riporta al discorso iniziale. Alla Valle Benedetta e al Corbolone c’è un solo branco di lupi, all’interno del quale due soli elementi, cioè la coppia alfa, si accoppiano entro un’area di circa cento chilometri quadrati. I cuccioli maschi solitamente rimangono nel branco fino ai tre anni di età, dopodiché si allontanano e non tornano più indietro. Ma a quel punto devono trovarsi un altro territorio lontano da quello di provenienza dove, per riprodursi, devono unirsi ad una femmina proveniente da un altro branco: e qui il cerchio si chiude, ecco perché non ci sono tanti gruppi di lupi, ma ce ne è uno solo accertato nel nostro territorio composto da 5/6 esemplari dei quali almeno uno è cucciolo.
“Non è possibile escludere la presenza di altri gruppi ma con il censimento che si concluderà tra 15 gg potrò dire con certezza se il numero lupi quest’anno è variato significativamente -informa la Viviani – Con esami del DNA condotto su reperti biologici , otterremo infine conferme sulla stirpe e sul numero di esemplari. Intanto i affidiamo al monitoraggio che viene effettuato tramite diversi metodi, uno dei quali, il Wolf-howling, consiste nell’emissione di un ululato e nella registrazione di un eventuale ululato di risposta. Dall’analisi al computer della registrazione si ottiene il numero minimo di esemplari che ha risposto e che quindi è presente in quel dato posto”.
Come spieghiamo il calo del numero di cinghiali, evidenziato nei precedenti articoli?
“Da qualche anno a questa parte -continua la Viviani- la caccia al cinghiale è stata condotta e presentata come un metodo indispensabile di controllo della specie, al fine di limitare le popolazioni ed i danni da questi provocati.
“Ed è vero- interviene il veterinario adducendo a riprova e conferma la diretta pratica ambulatoriale- “ Sono aumentati il numero dei cani morsi da vipera, mentre i cinghiali si nutrono delle vipere”

Ma il territorio medio di un branco di lupi in Italia è di circa 100 kmq, mentre il territorio di caccia affidato ad una squadra di cacciatori al cinghiale è circa un decimo. Calcolando che un branco di 5/6 esemplari può consumare meno di 200 prede in un anno (compresi caprioli, daini, mufloni, pecore etc), quanti cinghiali potrà effettivamente “sottrarre” alla stagione di caccia ?…il calcolo è molto semplice!
D’altra parte dagli anni ’90 è aumentato il numero dei cinghiali: perché ?
Il veterinario attribuisce il fatto alla pratica di nutrire i cinghiali stessi, aumentandone così il numero.
Perché il danno è arrivato solo ora nel 2014 ?
Spiega il Gonzaga, quando il numero delle prede aumenta, aumenta anche il numero dei predatori, che poi automaticamente diminuisce con la riduzione delle prede stesse. Quindi il numero dei lupi è regolato dal rapporto preda-predatori. Infine questa è la riflessione da fare: se in questi anni non è variato il numero di lupi e sapendo che questi preferiscono prede più “semplici” del cinghiale, vuol dire che il calo del numero di questi ungulati è regolata da altre cause o fattori che bisognerebbe individuare , prima di incolpare il lupo di tutto quello che succede”.

Aggiunge ora la dr Viviani: Viene da chiedersi invece se sia accettabile un andamento del prelievo di una media di 10 capi di cinghiale a battuta: forse oltre alla necessità di controllare il numero elevato di cinghiali ci sono anche interessi di altro genere? Del resto una squadra composta da svariati cacciatori che caccia per tre mesi l’anno, facendo due o tre giorni di caccia a settimana, agli occhi di un profano potrebbe essere sufficientemente soddisfatta dalla quantità di carne che porta a casa!